Bologna
ferro e legno, cm 70 x 210
L’opera rievoca il non-finito nella struttura in costruzione, una sospensione che diventa anche metafisica, nel tempo e nello spazio.
Le figure umane sono raffigurate in modo essenziale e ripetute in successione, a formare un continuum che diventa metafora del lavoro collaborativo e della coesione sociale.
Bologna la vecchia signora, Bologna la dotta; fianchi morbidi e civiltà dell’ospitalità è sede dell’ateneo più antico del mondo occidentale, luogo per la trasmissione del sapere.
E’ nutrice che educa accogliendo i propri figli in uno spazio aperto, come l’anfiteatro rappresentato nel terzo anello della struttura in ferro di quest’opera.
L’architettura in costruzione riprende la forma del guardinfante, l’impalcatura che sosteneva anticamente gli abiti per proteggere il bambino in grembo.
Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
Così fatto è lassù tutto un giardino.
Il bimbo dorme, e sogna i rami d’oro,
gli alberi d’oro, le foreste d’oro;
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera.”
G. Pascoli, Fides, in “Myricae”
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